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L'Università di Urbino è stata (ed è ancora) ricca di presenze sul piano dell'insegnamento e della ricerca filosofica, almeno sin dagli anni 1937-'38 quando venne istituita la facoltà di Magistero. Di spicco tra i docenti, per produzione filosofica e per capacità di coinvolgere gli studenti, Gustavo Bontadini, che vi tenne cattedra dal 1940 al 1950, nel periodo in cui andava approfondendo la sua prospettiva metafisica in dialogo con l'idealismo gentiliano.
Alla sua partenza da Urbino per l'Università Cattolica di Milano, Bontadini lasciava un allievo, Enrico Garulli, che avrebbe dato alle sue ricerche una curvatura da storia della filosofia. Un altro laureato di Bontadini, questa volta all'Università Cattolica, don Italo Mancini, venne chiamato dal rettore Carlo Bo, alla fine degli anni Cinquanta, a insegnare Storia del cristianesimo prima e Filosofia della religione poi; più tardi tenne le cattedre di Filosofia teoretica e di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza.
Da un interesse prettamente ontologico (la questione del possesso razionale dell'intero e la questione di un'ulteriorità ontologica configurata come la questione di Dio), Mancini è approdato a una forma di filosofia della religione, intesa come ermeneutica filosofica della rivelazione (kerygma). Attorno a Mancini si è costituita una vera scuola e una decina di allievi si sono successivamente incardinati nell'Università di Urbino, nel settore della filosofia teoretica e delle filosofie cosiddette seconde.
Senza dimenticare che, per impulso di Mancini e dei suoi allievi, si sono sviluppate nella città feltresca iniziative culturali ed editoriali di larga risonanza.