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Giuseppe Mazzini scrive Filosofia della musica nel 1836. È molto giovane ma ha già attraversato la fase della Carboneria e ha fondato dapoco la Giovine Italia. Deluso dal nuovo re Carlo Alberto, ripara a Londra, dove troverà nuove prospettive di azione e di pensiero. Filosofia della musica nasce in questo periodo. Non è un trattato di filosofia, né di tecnica musicale, pur essendo Mazzini ottimo dilettante, buon suonatore di chitarra ed eccellente cantante.
Lo scritto esprime invece l'esigenza di trasformare la musica in quell'arte socialegià adombrata dalla nuova pittura e dalla nuova letteratura. Individua in Gioachino Rossini l'eroe della musica di quegli anni, dedito ariformulare le finalità del teatro musicale. Per Mazzini la capacità di esprimere l'invincibile forza di un destino giusto e fatale è latente nellinguaggio musicale più che in ogni altra tecnica artistica.
In questo testo profetico, Rossini rappresenta il compimento di un lungo e travagliato cammino verso la nascita di una musica civile e progressista nei contenuti e nelle forme espressive, che contribuirà a rifondare lanuova Italia attraverso una sintesi delle tradizioni musicali italiana, francese e tedesca. Nel 1836 Verdi e Wagner sono esordienti ancorasconosciuti e Karl Marx uno studente universitario che sogna una sintesi rivoluzionaria tra pensiero e politica.
Mazzini, in questa suavisionaria e appassionata profezia, sembra prevedere quelle che, di lì a pochissimi anni, saranno le vere svolte del teatro musicale italiano. (dalla Prefazione di Claudio Strinati)