En cours de chargement...
La pandemia da Covid-19 ha inesorabilmente fatto emergere, come in una sorta di stress test, tutte le carenze che da decenni affliggono l'Italia, impedendole di essere un Paese 'normale'. Tra i molti ambiti problematici spicca l'amministrazione della giustizia, la cui lentezza determina, specie nel processo civile, anche un impatto economico negativo - meno noto ai non addetti - in quanto fattore che scoraggia gli investimenti.
Non è dunque un caso che in cima alle priorità del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza stia proprio la riforma della giustizia. Giustizia. Per una riforma che guarda all'Europa di Giovanni Canzio e Francesca Fiecconi ? magistrati di grande esperienza e raffinato pensiero giuridico ? delinea plausibili prospettive di intervento in ambito sia civile sia penale per colmare il pesante divario che separa il nostro sistema giudiziario dagli standard europei, collocandoci in coda alle classifiche.
Il sacrosanto obiettivo di ridurre la durata dei procedimenti va accompagnato dalla garanzia di un 'giusto processo', irrinunciabile presidio della dimensione etica e democratica del sistema Paese. E proprio in vista di questo duplice scopo vengono qui prospettati cambiamenti normativi di razionalizzazione delle procedure, investimenti economici in termini di personale e infrastrutture digitali, oltre a una nuova cultura organizzativa che sappia guidare e presidiare l'efficiente gestione degli uffici sull'intero territorio nazionale.
Ma anche un sistema in astratto ineccepibile non può funzionare in assenza di attori all'altezza del compito. In questo senso, nessuna riforma della giustizia è realizzabile senza magistrati (e avvocati e personale di supporto) 'autorevoli', cioè uomini di cultura non solo giuridica, ma anche umanistica e scientifica, capaci di comprendere sapientemente i casi concreti, buoni ragionatori e decisori di qualità.
È questa la condizione imprescindibile perché si verifichi il difficile ma fondamentale equilibrio fra tradizione e innovazione che è requisito forte del successo di qualsiasi cambiamento istituzionale.