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La vita di Nicola Cusano (1401-1464), filosofo, giurista, teologo, politico, matematico e astronomo di spicco dell'Umanesimo europeo, si svolse in un secolo frantumato e contraddittorio, il Quattrocento, più simile al nostro di quanto si possa immaginare, come mette in luce il teologo Sergio Massironi. Misurarsi con la libertà intellettuale e l'a-sistematicità del cardinale filosofo è oggi condizione per intraprendere nuovi percorsi.
Vorremmo dire sottovoce: per rifondare la modernità, per non abbandonarne le istanze, ma lasciare che voci minori, dai suoi albori, comincino a parlarci di un'altra direzione che sarebbe stata e tuttora rimane possibile. Decidendo di sé, Cusano decise del reale. È solo così che l'universo apparve e prese forma tutt'attorno a lui, nei suoi lati luminosi e oscuri. I contenuti delle opere del "cardinale inquieto" trascrivono quest'esperienza e non è un caso che esse nascano da appunti di viaggio o nelle pause tra una missione e l'altra.
Ciascuno infatti incontra la realtà solo assumendo il compito di dirla. La finitezza non è allora un limite della prospettiva, il suo non poter corrispondere all'intero della verità, ma coincide piuttosto con ciò che ogni esistenza è chiamata ad essere: sé stessa. A strutturare il libro sono le cinque città (Padova, Basilea, Costantinopoli, Bressanone, Roma) che hanno modellato il percorso cusaniano, ma soprattutto i cinque sguardi di Autori italiani (Davide Monaco, Giovanni Gusmini, Cesare Catà, Gianluca Cuozzo, Marco Maurizi) tornati al filosofo di Kues all'inizio del nuovo millennio, quasi a restituircene la contemporaneità.