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Se venissimo a sapere di un ordigno collocato in una delle stazioni della metropolitana di una città italiana, saremmo disposti a torturare un soggetto che, con elevate probabilità, potrebbe indicarne l'ubicazione? Chiederemmo a dei medici sia di collaborare all'interrogatorio perché la tortura abbia efficacia, sia di tutelare la vita del torturato, così che possa continuare a fornire le informazioni necessarie? Come conciliare l'esigenza di sicurezza e il rispetto della persona? In momenti di emergenza servono strumenti eccezionali? Possiamo ammettere un'etica per il tempo di pace e un'etica per il tempo di lotta al terrorismo, nome attuale della guerra? La tortura, così apparentemente lontana, si fa vicina, trova dimora anche tra di noi.
Non è più scontato il suo rifiuto, nonostante la normativa internazionale la vieti senza eccezioni. Il volume analizza le argomentazioni a favore e contro la tortura, sia sotto il profilo generale che dal punto di vista del medico, figura paradigmatica nella sua doppia lealtà alla persona che ha promesso di curare e alla società di cui tutela gli interessi.