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Questo libro nasce da una concreta pratica psicoanalitica con i giovani, che spinge l'autore a valorizzare la differenza tra l'adolescenza come aspetto sociale e le risultanze di una clinica illuminata dall'opera di Freud e di Lacan. Ne Il disagio della civiltà Freud sottolinea uno dei temi chiave oggetto della riflessione del presente lavoro: la funzione dei « riti di pubertà e di iniziazione » con i quali la società veniva incontro al complessoprocesso di distacco dalla famiglia da parte degli adolescenti.
Per Lacan, invece, l'adolescenza può essere definita come « il tempo necessario [...] in funzione del legame da stabilire tra la maturazione dell'oggetto a [...] e l'età della pubertà ». L'intreccio fra queste due coordinate viene illustrato da brevi flash clinici tratti dall'esperienza professionale di Mormile, ma anche da un'analisi di testi cinematografici e letterari, utilizzati come introduzione al velo che circondal'enigma della sessualità nella contingenza dell'iniziazione sessuale e della perdita dell'oggetto materno nella pubertà.
L'annullamento della differenza tra mondo reale e mondo virtuale, la ricerca del resto di godimento nei gadget di consumo e nel proprio corpo (narcisismo, autoerotismo, automutilazione), permettono di introdurre la questione nel soggetto della disarticolazione del tempo, oggi vissuto come qualcosa che non è né ciclico né lineare, ma « puntinato », scandito dall'immediatezza - un tempo rock, diverso dal più mediato tempo hip-hop e da quello, lento e basato sulla parola, proprio delle istituzioni.
Compito della pratica lacaniana sarà dunque la messa in tensione del tempo « puntinista » con la funzione risincronizzante della psicoanalisi, quasi a ricostruire meccanismi sociali scomparsi.