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Un romanzo d'esordio in cui il respiro della grande letteratura si unisce al ritmo serrato del thriller, una scrittura ricca e raffinatissima capace di costruire dialoghi degni del miglior cinema e di raccontare l'immensità degli spazi dell'America, tra paesaggi acidi e ormai privi di ogni reale umanità. Riprendendo la migliore tradizione della narrativa statunitense, Alex Taylor riesce a dare ai grandi temi della tragedia greca e shakespeariana l'immediatezza e la semplicità del western, esplorando le più oscure profondità dell'animo umano.
Al centro di una storia che si avvolge in una spirale di violenza che appare inevitabile, è la figura del giovane Beam Sheetmire, figlio del generoso Clem e della dolente Derna, che dopo aver ucciso l'uomo che tentava di derubarlo senza sapere chi sia e quanto questo individuo apparso dal niente una notte sarà in realtà determinante per la sua vita, fugge precipitando verso l'abisso che il destino ha in serbo per lui, fra strani incontri e ancor più strani personaggi: un camionista insolitamente elegante, il gestore di un bordello senza più le braccia, un vecchio e malandato raccoglitore di ginseng che si nasconde in un cimitero e che non avendo più niente da chiedere alla vita decide di salvare la vita agli altri.
Ma da chi sta scappando veramente Beam? Dalla giustizia, che ha il volto solcato dello sceriffo Elvis? O piuttosto da Loat Duncan, temuto assassino, che si rivela essere il padre dell'uomo ucciso da Beam e che nasconde uno sconvolgente segreto anche sul passato del ragazzo in fuga? Alla fine a dare un possibile senso a questa discesa verso il male e verso il sangue saranno due donne, due madri, e a poco servirà augurare il meglio a un gheppio che si invola nel cielo grigio, perché mentre lo pensiamo l'uccello è già volato via.