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Dopo la pubblicazione del saggio Romanzi. Leggerli, scriverli (2007), l'autore torna a riflettere sul genere letterario romanzo e raccoglie una serie di considerazioni condotte sul duplice versante della lettura e della scrittura. I romanzi, questi oggetti di « sostanza immaginaria », non sono che « un movimento di parole »: ogni testo è un movimento verbale, e il movimento specifico del testo romanzesco è narrativo; e dato che la narrazione è sempre narrazione di qualcosa, vi sarà sempre un oggetto fattuale (o piuttosto pseudofattuale) che viene narrato.
Questo è l'unico, sottile legame del romanzo con la realtà, la quale, anche quando richiede il sostegno di un'immagine mentale, apre sul mondo « un occhio linguistico ». « Nel romanzo tutto è parola, dal luogo della vicenda alla vicenda e al pensiero ». Proprio per questo il romanzo è un luogo tutto verbale, che evoca ma non riproduce la realtà, e che per essere letto non richiede, anzi esclude ogni immedesimazione.