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Nel 1920 Ettore Bignone, reduce dal successo del suo Empedocle e da tempestose vicende accademiche, pubblicava la prima traduzione moderna di Epicuro: si trattava dei testi trasmessi da Diogene Laerzio, con prudenti integrazioni dai papiri ercolanesi allora noti, e con attenzione all'iscrizione di Diogene da Enoanda. Il libro venne accolto con grandi riconoscimenti in Italia e all'estero, e rappresenta uno dei massimi successi scientifici del Bignone.
Il presente volume, la cui idea nacque in un seminario bresciano del 2020, raccoglie contributi che delineano la figura di una delle personalità di maggiore importanza nella cultura italiana della prima metà del Novecento. Studioso forte e determinato, capace di progetti di grande respiro, traduttore efficace sia di poesia greca sia di filosofia, il Bignone resta ancora oggi una figura ammirata e insieme controversa.
A distanza di più di sessant'anni dalla pubblicazione della miscellanea Epicurea in memoriam Hectoris Bignone (Genova 1959) e dello studio di Giovanni Semerano (Firenze 1960), questo libro vuole offrire un esame di aspetti centrali della figura, complessa, difficile, affascinante, di uno studioso e intellettuale il cui apporto culturale non si rinchiuse mai nei ristretti orizzonti dell'autoreferenzialità accademica.