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Dolcezza: virtù considerata d'altri tempi, relegata nel mondo degli affetti o assegnata all'eccentricità dell'innocenza. Virtù avvicinata alla leziosità o, al limite, al candore delle anime semplici e per questo disprezzata in un'epoca in cui domina invece l'ossessione della performance, della postura volitiva, dell'affermazione persino aggressiva di sé. Eppure, quanto di più - quanta più ricchezza e complessità - sta dietro questa parola bistrattata.
La dolcezza è un enigma difficile da identificare. È il nome di un'emozione che non sappiamo più descrivere, venuta da un tempo in cui l'umano non era separato dal resto della vita, dagli animali, dagli elementi, dalla luce, dagli spiriti. È selvatica e raffinata, come ben sa la cultura orientale, è spirituale e carnale, è una festa dei sensi alla quale il tatto, il gusto, i profumi, i suoni aprono l'accesso.
Soprattutto, è una potenza, una forza simbolica di resistenza capace di trasformare la vita. In questo saggio particolarissimo, scritto all'incrocio tra filosofia e psicanalisi, Anne Dufourmantelle insegue e ripercorre le tracce della dolcezza nell'esperienza delle donne e degli uomini, dialogando con Tolstoj e Dostoevskij, passando per Flaubert e Hugo, senza dimenticare Lévinas. E arriva a toccare l'origine stessa della dolcezza, che è il nome segreto dell'infanzia, un ricordo a se stessi che inventa il futuro e che si fa potenza di relazione con l'altro, in grado di trasformare anche il dolore in creazione di una nuova promessa di sollievo e ripartenza.
Ecco, in questo libro, un vero manuale di difesa dagli attacchi di una società che si sente minacciata dalla forza della tenerezza, della bontà. Una nuova filosofia della dolcezza per una rivoluzione intima sempre aperta, sempre negli interstizi, sempre disarmante, sempre capace di stupire e di guarire.