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La "quistione meridionale" ha cambiato verso e forma. Finito il latifondo, finita la classe contadina "disgregata e amorfa", svuotatosi di generazioni di giovani, il Sud gramsciano si accinge a vincere nella sovrastruttura, nella mentalità pubblica e nel senso del diritto. La "quistione meridionale" è ancora più nazionale di un tempo. Non il Sud da integrare nella nazione. Ma il Sud illegale che progressivamente conquista la nazione, la cambia, la uniforma a sé.
Con il Nord che si rivela sempre meno diverso e senza classe dirigente. Rileggere Gramsci per capire la nuova Questione meridionale. Non più la separatezza di nord e sud, funzionale ai meccanismi dell'accumulazione capitalistica. Ma una diversità territoriale che resiste ai movimenti civili e alle nuove generazioni. E che si allarga fino a farsi Paese intero, con la famosa "linea della palma" che sale sempre più a nord.
Un nord per tanti aspetti "compatibile" con i costumi mafiosi, ospitale per la corruzione e per il familismo amorale. E imbevuto di retorica negazionista. Tuffarsi in un grande pensiero politico e rivedere di colpo che cosa è pur stata la politica in Italia. E scoprire il doppio paradosso gramsciano. Quello di raccontare una questione meridionale che non c'è più e offrire tuttavia gli strumenti più avanzati per capire quella imprevedibile di oggi, il sud che va alla conquista del nord.
E quello di un grande pensatore marxista che trova la sua contemporaneità fuori dal marxismo. Una nuova antologia, curata e introdotta con passione da un autore che indica negli scritti gramsciani, specie quelli sul Risorgimento e sugli intellettuali, la chiave per spiegare l'Italia di oggi.