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« Le buone storie sono indagini sulla condizione umana: viaggi entusiasmanti nei territori di menti sconosciute. Non riguardano tanto gli eventi che hanno luogo sulla superficie del dramma, quanto coloro che li dovranno affrontare. » Gli esseri umani sono animali narrativi. Siamo circondati da storie: non solo nei libri e nei film ma anche nei giornali, nelle arene sportive, nei tribunali, nei videogiochi e nelle aule parlamentari, fino ad arrivare ai nostri pensieri e ai nostri sogni.
Queste storie contribuiscono a plasmare il carattere e l'identità che ci definiscono come persone, ci aiutano a capire il mondo e ci consentono di scambiare informazioni sociali. Proprio quest'ultima motivazione potrebbe aver stimolato l'evoluzione del linguaggio. Quindi, se il nostro cervello è in un certo senso un "processore di storie", perché non esplorare questa capacità narrativa dal punto di vista delle neuroscienze e della psicologia? È quello che fa Will Storr in La scienza dello storytelling, al tempo stesso manuale scientifico per scrittori e saggio divulgativo su come il nostro cervello crea mondi, significati e sfide morali.
Come ha scritto il "Sunday Times", « se volete scrivere un romanzo o una sceneggiatura, leggete questo libro ».