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Questo libro non è un'enciclopedia della Lazio. Qui non ci sono i giocatori più forti, non tutti almeno. Ci sono anche tanti altri che erano un po' scarpe ma buttavano il sangue in campo o che in qualche altro modo si sono fatti amare dai tifosi. I protagonisti sono cinquanta bastardi laziali, "bastardi senza gloria", ribelli, poeti, guerrieri, cagnacci, anche un infame che forse non era così infame, calciatori e allenatori che hanno segnato la storia della Lazio, hanno espresso un carattere tipicamente laziale, sono entrati in trance insieme alla curva, hanno lasciato un segno.
Nel bene e qualche volta nel male. Sono i giocatori rimasti nel cuore dei tifosi perché hanno segnato l'immagine guerriera di una squadra emblematica di un calcio che non c'è più, ma rimane aggrappato alla memoria. Questo libro non è un album di campioni, c'è Guerino Gottardi e non c'è Roberto Mancini, non c'è l'elenco dei bomber con tutti i goal segnati e le partite giocate, anche se, ovviamente, ci sono Piola, Chinaglia, Giordano, Signori, Vieri, Klose e Immobile.
C'è Paul Gascoigne, a proposito di pazzi. Di Canio e Sinisa Mihajlovic, a proposito di politicamente scorretti. O Simeone, l'argentino che ha trasformato il suo soprannome in una dottrina, il Cholismo. Ci sono i morti: Luciano Re Cecconi, ucciso in gioielleria con un colpo di pistola nel '77, e c'è Giuliano Fiorini che con un tiro di punta salvò la squadra dalle secche della serie C e dal fallimento.
L'allenatore-padre, l'ex partigiano Tommaso Maestrelli. Ci sono molte tragedie, molti scandali e molta identità. Nessuna squadra è come la Lazio.