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Roma nacque come centro di aggregazione di tribù latine intorno ai colli del Palatino, del Quirinale e dell'Esquilino. A unire queste genti sarebbero stati due fattori principali: la difesa comune contro altri popoli stanziati nelle aree limitrofe e la religione, già condivisa da alcune tribù del territorio. La triade inscindibile esercito-politica-religione, trasferita nei poteri dei re, avrebbe connotato subito la civiltà romana: furono i cittadini (cives) a fondare la città (civitas), non viceversa.
Il popolo romano era affratellato dalla sacralità di questa comunità, che aveva un fine condiviso: perpetuare la sua esistenza nello spazio e nel tempo, attraverso la pax deorum, la concordia tra i cittadini e le divinità. Tale concordia si raggiungeva non solo con la pietas, il rispetto verso gli dèi, la patria e la comunità, o con i riti sacri, ma anche con l'osservanza fedele dei costumi e della morale degli antenati (mores maiorum), cioè il sistema di valori della Romanitas.
Con un simile collante, Roma attraversò tutte le fasi, spesso tempestose, della sua esistenza - monarchia, repubblica, principato, dominato -, rimanendo sempre fedele a se stessa. Una città eterna.