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« La d'Andrea non lascia solamente un testamento filosofico, poetico, giornalistico, ma essenzialmente spirituale, la sua esistenza tramanda un pensiero tramutatosi in parola scritta, in versi o in prosa, pronunciata in fabbriche e piazze. Una parola che si trasforma in azione mai animata dall'odio, piuttosto spinta dalla ferma volontà di liberare l'essere umano, qualunque essere umano, dall'abuso, dalla protervia, dal giogo, insomma dal Potere.
La parola come mezzo per raggiunge i cuori e le menti, una lirica che predilige una forma soave nonostante lo scopo, una lingua che salda assieme i verbi dell'agire e del pensare, senza disperdere lo scopo primario, senza mai abbandonare la delicatezza d'animo che la contraddistingue ».