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Perché ancora oggi in Italia stenta ad affermarsi una cultura politica riformista ? Per quale motivo persistono, tanto a destra quanto a sinistra, consistenti tracte di populismo e di estremismo ? Perché abbiamo avuto il più grande Partito comunista dell'Occidente e non è riuscita a mettere radici una solida socialdemocrazia di tipo europeo ? E su quale terreno affonda le radici il terrorismo, da noi cosí virulento ? Il tentativo di rispondere a queste domande, più che mai attuali, non pub prescindere da un'analisi della storia del nostro Paese che ponga al centro il mito della rivoluzione.
Un mito non soltanto italiano, ma che in Italia si è dunostrato particolarmente vitale e incisivo. Un'idea potente e trasversale, fonte alto stesso tempo di grandi speranze e di luttuose tragedie : la patologia di un secolo, il Novecento, segnato da guerre e totalitarismi. In questo libro Paolo Buchignani traccia un percorso che, dal Risorgimento agil anni di piombo, mostra la fortuna e la longevità della rivoluzione : "tradita", "incompiuta", via via corredata da varie denominazioni, cosi seducente e popolare da estere stata pet tanto tempo, più o meno consapevolmente e stcumentalmente, abbracciata anche da coloro che rivoluziotbari non erano.
Emerge con forza come, al di là della volontà di uomini, partiti, élite intellettuali, spesso mossi da sincere intenzioni di rinnovamento e di giustizia sociale, il richiamo alla rivoluzione abbia avuto esiti deleteri e abbia costituito un ostacolo rispetto all'affermazione di una cultura politica autenticamente democratica e riformista. Una cultura di cui, specialmente in questa fase storica, si avverte la necessità, per affrontare con efficacia le drammatiche sfide del nostro tempo.